Critica
L’estro creativo di Maurizio Colasante non lo si scopre da oggi. L’esperienza artistica alle sue spalle rivela un’ormai acquisita padronanza della materia che egli elabora a suo piacimento realizzando preziose opere di scultura. La tradizione del figurativo classico è ormai da tempo abbandonata, non per un’avversità da parte dello scultore, ma solo e unicamente per rivelare la sua spiccata personalità e il desiderio di adeguare le sue opere alle esigenze della cultura contemporanea.
I tempi si evolvono, il desiderio di sempre nuove conoscenze si amplifica, la necessità di nuove scoperte diviene un’esigenza inderogabile. È così, pertanto, che Maurizio Colasante si lascia pervadere dall’ansia di ricerche che non debbano essere “copiature” del passato ma bensì espressioni di un progresso che l’arte pretende, allo stesso modo di altre discipline come, per esempio, la letteratura e la musica.
Ma per affermarsi nel campo dell’arte è indispensabile proporre tematiche del passato o del presente con innovazioni che si rivelino esaurienti nella loro esposizione e poetiche nella loro interpretazione. Maurizio Colasante si dimostra capace. Ecco, quindi, al centro della sua riflessione le problematiche dell’uomo, quelle che coinvolgono la sua fragile esistenza e la prepotenza delle avversità sui suoi ideali di serenità, di gioia e di pace. Nelle sue opere primeggiano, di conseguenza, le immagini del “crocifisso”, quel Gesù di Nazareth che, attraverso la sua passione e la sua morte in croce, diviene l’emblema di ciascuno di noi, crocifissi come il Nazzareno all’albero delle nostre quotidiane sofferenze, legati e imbrigliati da circostanze di dolore simili a funi che tolgono ogni libertà.
È sicuramente questa la tematica che maggiormente Maurizio Colasante presenta con le sue sculture. Siamo dell’avviso che egli voglia insistervi prevalentemente allo scopo di far meditare l’uomo sulla realtà della sua crocifissione, esaminarla in ogni particolare ed evidenziarne i momenti di maggiore incisività sul corpo che viene martirizzato, e fermarsi a riflettere sul “perché” di tale avvenimento, cercando le cause che lo provocano e gli effetti che ne derivano.
Allora, attraverso questa profonda e prolungata riflessione, le sculture di Maurizio Colasante acquistano ragion d’essere, rivelandosi per quello che davvero vogliono rappresentare ma, soprattutto, per ciò che vogliono suggerire nel contesto di un’umanità travagliata e inquieta che, però, al di là della tragedia della sofferenza che di giorno in giorno la perseguita, deve aspirare a quella futura vittoria sul male che il Nazzareno ha conquistato e che addita ad ogni uomo come certezza indiscussa. In tal modo possiamo e dobbiamo scoprire nelle sculture di Maurizio Colasante l’aspetto ottimistico della vita, poiché in ogni sua opera su questa tematica, pur scorgendo il riflesso del dolore fisico sul volto e nelle membra del martire, tuttavia non vi è nulla che esalti la disperazione o la perdita della serenità. Anche il dolore va accolto con la forza dello spirito, e qui sta l’interpretazione che l’artista ha voluto manifestare.
Ma non c’è solo l’uomo indebolito e imprigionato dal suo dolore, fisico o morale che sia, ma pure una circostanziata realtà esterna che può rendere l’uomo un “numero” indecifrato tra una folla indecifrabile, un essere da ogni parte assalito dalle nuove tecnologie di massa che lo rendono schiavo del suo stesso agire o, peggio, del suo stesso pensare. L’uomo diviene un essere che si trova nella necessità di autodifendersi nel contesto di atmosfere inquinate, di macchine che si sostituiscono alle sue mani e al suo cervello, di agenti sempre più imprevedibili nelle conseguenze della loro presenza.
Qui la scultura di Maurizio Colasante diviene ricca di valori spirituali, per cui ne vengono delle opere da classificarsi più che altro di stile astratto. Non può essere diversamente, esaminando gli argomenti presi in considerazione. L’astrattismo esula dal fatto contingente e si immedesima nel simbolismo e, di conseguenza, richiede da parte del fruitore una compartecipazione più viva e più personale. È al fruitore che l’artista lascia il compito di ampliare la sua “visione” della realtà che propone. Egli, l’artista, offre il suggerimento, propone una tematica e la sviluppa a modo suo e secondo i suoi intendimenti e la sua sensibilità interiore; il resto è lasciato a colui che ammira l’opera realizzata e che può benissimo oltrepassare gli intendimenti voluti dall’artista stesso. Di fronte alle opere di Colasante più che starci a domandare: “Cosa egli vuol dire con questa opera”, ci dobbiamo chiedere: “Cosa dice a me quest’opera? Cosa mi suggerisce, quale messaggio mi propone?”. Ne verranno sicuramente delle riflessioni interessanti e delle conclusioni che, di primo acchito, non si immaginavano neppure.
Che le opere di Maurizio Colasante si pongano a questi livelli, è fuori discussione, per cui il valore delle sue sculture sta nell’interpretazione che all’inizio ha avuto l’artista nel realizzarle, e poi in quella che i fruitori sono stati capaci di continuare a proprio piacimento e con la propria intelligenza.
Da ultimo non va sottovalutato l’aspetto estetico delle sculture di Colasante. L’eleganza delle forme e del loro movimento, a volte quest’ultimo accentuato dal materiale già elaborato dalla natura (come alcuni tronchi d’albero con i loro rami), da lui vengono modificati e rapportati alle esigenze artistiche, in modo che l’insieme abbia a costituire un elogio alla bellezza della natura.
Lo sforzo e l’impegno di Maurizio Colasante fin qui dimostrati sono testimonianza delle sue preziose qualità di artista scultore. La serietà che egli da sempre ha dimostrato nella sua professione è garanzia della preziosità delle sue opere attuali e promessa di ulteriori valori che egli saprà esprimere con le opere future.
Lino Lazzari